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Il libro per il mese di settembre 2021 è ”Pranzi di famiglia” di Romana Petri
Il libro
Da sempre mettersi a tavola è un rito che attira il mistero. Già nelle civiltà primitive consumare il pasto apparteneva all’area del sacro, perché mangiare voleva dire avere sconfitto la fame, e quindi la morte, allestire una festa, sopravvivere grazie a una benedizione. I greci ai propri banchetti invitavano sempre gli dei, e i partecipanti spirituali erano più numerosi di quelli reali.
Il cibo si adattava ai convitati: agli uomini andava la carne dell’animale sacrificale, la materia che avrebbe innervato il loro sangue. Agli dei, i fumi, gli aromi che bruciavano nell’ara, e che si invettavano fino alle nuvole.
Con quei vapori l’uomo si lavava dalla colpa di avere ucciso per restare vivo, cercava di far dimenticare che il sacrificio non era che una macellazione, indispensabile per consentirgli di continuare a esserci. Dunque, riunirsi a tavola, è più che un atto quotidiano. E’ rito, coniuganza del senso della vita e dell’eterno, intuizione di oscurità e luce, di menzogna e verità. Romana Petri lo sa perfettamente.
Nel suo ultimo, bellissimo, romanzo, “Pranzi di famiglia” (ed. Neri Pozza), il pranzo famigliare è riunione intorno ai vivi, ma soprattutto ai morti, è atto comunitario, ma anche urlo di solitudine, è appello al vincolo di sangue, ma anche a chi quel vincolo ha tradito, a chi lo ha violato, a chi – come agnello sacrificale – ha preferito macellare gli innocenti sull’altare del proprio io.
Anche per Romana Petri, la tavola – dunque – è il più potente dei simboli, l’atto più estremo. Il più carico di emozioni e presenze contraddittorie. Tragico e vitale, consumare un pasto è come ricapitolare un’intera esistenza. O anche, come ritrovarla, dopo averla a lungo dimenticata. Tutto inizia da una morte. Maria Do Ceu è spirata in Novembre, il mese dei lutti. Sfinita dalla sua battaglia contro la deformità della figlia Rita, a cui ha ricomposto il viso, mettendola al mondo ad ogni intervento chirurgico, partorendola più e più volte, ha lasciato un vuoto difficile da colmare. Era lei a fungere da collante tra i figli, a ricomporre la coppia di gemelli (Vasco e Joana) con la stessa Rita. Era lei a coprire la mancanza del padre, Tiago, che aveva lasciato la famiglia quando i bambini erano piccolissimi, non riuscendo ad affrontare la menomazione di Rita, unendosi a un’altra donna, Marta.
La morte è come il pasto, evoca la divinità, scioglie i nodi, mette scompiglio. Soprattutto, illumina la rabbia e la chiusura. Eppure, per paradossale che sia, può essere un antidoto contro la vera fine, la perdita della memoria. E così, questa famiglia dei Dos Santos, che – divisi tra loro – si riuniscono stancamente intorno a una tavola, finiscono, senza saperlo, per mettere in atto un immane e potente scongiuro, riunendo intorno al cibo i presenti e gli assenti, i trapassati e i viventi. Fronteggiandosi nel pranzo di famiglia, le forchette tintinnano nel vuoto, i pensieri vagano, i ricordi vacillano. Si ruminano con denti invisibili rancori mai sopiti, carenze affettive, abbandoni. Ma la vita ha sempre la meglio.
Tra le balordaggini di uno zio pazzo (Humberto) e – proprio per questo – filosofo e sognatore, e l’irruzione di Luciana, una pittrice che vanta un passato da medico e destabilizza le stasi affettive degli altri, la perdita farà posto alla pienezza. E, il tutto, mentre Lisbona corre tetra ed estatica, pudica e onnipotente. Una città che incanta e raccoglie in sé la nascita e la fine, vestendosi di fulgori e di piogge
dal sito di: https://letteratitudinenews.wordpress.com/
L’autrice
Petri, Romana. - Scrittrice italiana (n. Roma 1965). Scoperta dallo scrittore G. Manganelli, nel 1990 ha esordito con la raccolta di racconti Il gambero blu. Negli anni successivi ha alternato alla carriera letteraria (dando alle stampe testi come Il baleniere delle montagne nel 1993, Alle case venie nel 1997 e La donna delle Azzorre nel 2001) l’insegnamento del francese in alcuni istituti romani. Traduttrice e collaboratrice de L’Unità, Il Messaggero e La Stampa, nel 2004 ha fondato la casa editrice Cavallo di Ferro (specializzata nella promozione di scrittori lusitani) per poi abbandonare la docenza e dedicarsi completamente alla letteratura. Con uno stile classico-barocco e surreale insieme, P. è considerata una delle più influenti scrittrici contemporanee (ha vinto premi quali il Mondello e il Grinzane Cavour) ed è autrice dei fortunati Ovunque io sia (2008), Tutta la vita (2011), Figli dello stesso padre (2013, finalista al premio Strega), Giorni di spasimato amore (2014), Le serenate del Ciclone (2015, Premio SuperMondello 2016), Il mio cane del Klondike (2017), il racconto per ragazzi Devo scegliere chi sognerà per me (2018), Pranzi di famiglia (2019), Figlio del lupo (2020), Cuore di furia (2020) e La rappresentazione (2021).
Dal sito: https://www.treccani.it/enciclopedia/
Il gruppo di lettura “Il Sentiero dei libri” discuterà il libro mercoledì 6 ottobre 2021 alle ore 16,00, presso la biblioteca comunale.
Tutti i partecipanti dovranno essere in possesso del green pass.
Ultimo aggiornamento: 08-09-2023, 14:58